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«Ciò che mi commuove nella Comunità di Sant'Egidio è il principio dell'amicizia con Gesù, anche oggi una scintilla che appicca l'incendio dell'entusiasmo e dell'impegno per la causa della fede, per la disponibilità al servizio a persone sofferenti e alla dedizione di sé stessi». Le parole sono di un amico di lunga data della Comunità, un amico speciale, che è stato cardinale, arcivescovo, teologo, biblista: Carlo Maria Martini, non "uno di Sant'Egidio" ma che si coinvolgeva personalmente, sottolinea Andrea Riccardi nella prefazione al libro di Roberto Zuccolini, portavoce della Comunità, "La parola e i poveri. Storia di un'amicizia cristiana" (Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo, 2022, pagine 562, euro 25).
Pagine che fin dall'inizio coinvolgono e affascinano il lettore, immergendolo nel racconto dello stretto legame che nei decenni intercorse tra il porporato piemontese, morto nel 2012, e il movimento fondato da Andrea Riccardi.
Nelle due parti di cui è composta l'opera - la prima descrive aspetti originali della figura di Martini in un meticoloso prospetto biografico; la seconda raccoglie alcuni testi del cardinale, in parte inediti, consistenti in lettere, relazioni, omelie o discorsi pronunciati nel corso di eventi a cui ha partecipato insieme a Sant'Egidio negli anni romani in cui fu rettore del Pontificio istituto biblico - emerge la carica di spiritualità di un uomo di profonda fede, che aveva nel cuore «i poveri, le periferie, i migranti, gli anziani, il dialogo interreligioso e l'ecumenismo» scrive Riccardi sempre nella prefazione: tematiche, queste, che hanno rappresentato il cuore di tanti suoi interventi e anche il terreno di discussione nel quadro di eventi pubblici promossi da Sant'Egidio.
Le riflessioni raccolte, alcune rare o addirittura inedite, risultano a distanza di tanti anni sorprendentemente e drammaticamente attuali, soprattutto quelle sul tema della pace: uno spaccato del mondo ai tempi del delicato passaggio dalla divisione Est-Ovest, eredità della guerra fredda, e degli esordi della globalizzazione.
La luce irradiata dall'opera di Carlo Maria Martini, grazie al recupero da parte dell'autore del volume di materiale di grande interesse, torna quindi a risplendere ancora più forte rivelando qualcosa in più della sua vita e del suo pensiero. Partendo dalle radici di quell'impegno che portò l'allora rettore del Biblico a incontrare la realtà più disagiata delle periferie romane prima della nomina ad arcivescovo di Milano, perché per lui l'ascolto, la conversazione erano momenti di arricchimento personale e di insegnamento, sia che si trattasse di un umile operaio sia che il confronto riguardasse alte figure.
L'uomo giusto, secondo san Giovanni Paolo II, per guidare l'arcidiocesi meneghina, nonostante le iniziali ritrosie del presule che non aveva idea di «come andare incontro alla gente». «E allora che cosa faceva con Sant'Egidio?», lo esortò il Pontefice rassicurandolo sulle sue capacità. «L'ho vista in un filmato mentre parlava del Vangelo predicato in periferia» gli fece notare sorridendo.
Il dialogo tra due immensi testimoni della Parola ricordato nel libro è stato raccontato all'autore dall'attuale presidente della Pontificia accademia per la vita, Vincenzo Paglia. Dimostrazione ulteriore di un lascito prezioso alla Comunità, aiutata a porsi in ascolto delle storia di vita e di fede e facendole maturare una "cultura ecumenica" con cui essere nella realtà e di fronte al futuro.
«Andiamo incontro a chi vive nella solitudine - sono parole tratte da una premessa scritta da Carlo Maria Martini a un libro della Comunità e dal significativo titolo "Vangelo in periferia" -, accogliamo con gioia chi è povero, abbiamo cura di chi è malato, chiamiamo alla speranza chi è curvo su di sé. Il dono di Dio non va tenuto per sé, ma va offerto ai fratelli».
Il male e le tribolazioni fisiche che lo accompagnarono negli ultimi anni della sua vita non tolsero al porporato quella lucidità espressiva e profondità di pensiero che ebbe modo di mostrare nell'incontro con un gruppo di Sant'Egidio che andò a trovarlo nel 2009 in Val Formazza, lembo all'estremo nord del Piemonte confinante con la Svizzera, dove era in vacanza. La visita si trasformò ben presto in un'assemblea, un'occasione per ascoltare riflessioni sulla malattia e sul mistero di Dio, in cui Martini indossò le vesti di un padre di famiglia, premuroso e preoccupato di lasciare soli i suoi amati "figli" di Sant'Egidio una volta raggiunta la casa del Padre; il «momento ultimo al quale anch'io penso perché ci sono abbastanza vicino. Sono in lista di attesa o di chiamata, come si vuole, e mi sono convinto che senza la morte noi non daremo mai un atto di fiducia totale a Dio».
Una sorta di testamento spirituale, lasciato a chi sulla fiducia all'Onnipotente ha voluto modellare una Comunità.