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casa editrice Leonardo International
pubblicato nel 2005
ANZIANI

«GLI ANZIANI, SENZA AMORE, MUOIONO»"Gli anziani, senza amore, muoiono". È vero per ciascuno di noi: se non sentiamo con chiarezza, con forza, di contare per qualcuno, la vita è meno vita, se riesce a diventarlo. In un mondo come il nostro in cui le cose comprate e possedute rappresentano un surrogato di quello che vorremmo davvero, anche la medicina ha ormai scoperto che le relazioni umane sono spesso l'unico farmaco efficace e che la solitudine, l'isolamento, rappresentano una malattia difficile da sconfiggere e una "concausa" capace di rendere letali anche malanni passeggeri.È vero per tutti che senza amore la vita è meno umana e meno attraente, anche se rimane vita. Ma è vita con tanta fatica in più, inutile, con tanta sofferenza in più, difficile da conviverci a lungo. Per gli anziani è, davvero, lo stesso. Ma la loro fragilità del corpo fa sì che morire può non essere un modo di dire. Perché è facile quando si cade e non si cammina come prima che senza amicizia e senza amore, senza una vicinanza che assomigli a questo, si finisca per non farcela più.Si potrebbe anche dire il contrario. Quando sembra che di vita ce ne sia poca, l'amicizia e l'amore fanno risorgere. Si percepisce anche da alcune foto di questo libro, che parlano in maniera diretta, curiosa dell'umano, senza ingenuità ma con speranza. Si può amare ed essere amati anche da anziani, da vecchi, da vecchi-vecchi. Si può vivere con intensità quello che altri cercano tutta la vita trovandolo a fatica. L'amore fa vivere. È come l'aria, come l'acqua. La simpatia, l'interesse per la vita di un altro fa vivere. Spunta le armi della rassegnazione, del tempo che passa e non si sa che cosa o chi aspettare.Gli anziani ci fanno, senza dirlo e senza farlo pesare, un grande regalo, ogni giorno: ci mostrano le debolezze e le grandezze della vita umana. Ci mostrano ciò che conta in mezzo a tante cose che non contano, ci riportano alla densità e alla profondità della vita proprio perché la debolezza del corpo non accetta mezze misure. Chiede delicatezza, cura, intelligenza nel rimuovere gli ostacoli, tenerezza, pazienza, costanza nelle piccole terapie ed attenzioni, chiede di non accettare l'impossibilità come una ovvietà, chiede contatto, apprezzamento oltre gli stereotipi. Gli anziani mostrano come la nostra vita può essere regalata all'abbandono e alla solitudine, un po' naufraghi in un mondo complicato. E come, al contrario, non c'è naufragio che non possa trovare un porto, una compagnia, un modo umano e affettuoso anche di vivere nella prova, fosse la più dura.Gli anziani sono l'umano senza cornici, senza coperture, senza cerone, senza paura di essere umani anche se – se si è lasciati soli – di paura può venirne tanta. Ma non è l'ultima parola. È possibile inventare assieme una società, una vita quotidiana in cui non avere paura degli anziani e di diventare anziani. Gli anziani sono il nostro specchio. Ma possiamo smettere di avere paura di noi stessi. Questa mostra fotografica è un itinerario che aiuta a farlo. Entriamo con i nostri modelli e stereotipie, alla fine di più di trecento immagini, usciamo più ricchi, con meno timore della complessità, meno distanti, spesso inteneriti, con una domanda semplice. Come possiamo fare anche noi qualcosa per fare dell'età anziana e dei vecchi che conosciamo un pezzo del nostro mondo?"Viva gli anziani! ".Non lo si dice spesso. Viviamo, infatti, immersi in un paradosso. Desideriamo tutti vivere e vivere a lungo. Eppure la vecchiaia, quando non è con i colori pastello della pubblicità, e quando essere anziano smette di assomigliare all'essere giovani, fa molta paura.La nostra è la prima generazione della storia a potere ragionevolmente sperare di superare gli ottanta anni. Molti sono gli ultranovantenni, non sono più rari quanti superano i cento anni. Quando oltre trenta anni fa la Comunità di Sant'Egidio ha cominciato a fermarsi accanto agli anziani a Roma, in Italia, e via via in altre città europee e nel resto del mondo, i vecchi erano ancora una minoranza esigua della popolazione delle nostre città.Erano gli anni della scoperta degli anziani. E la scoperta si faceva in istituto, che sembrava il naturale destino di chi andava avanti nell'età, in una società urbana. In questi anni, progressivamente, sono stati inventati modi nuovi di accompagnare la terza e la quarta età, anche quando la malattia si fa aggressiva e minaccia l'autosufficienza. Sono nati così, dalla Comunità di Sant'Egidio, i servizi di assistenza domiciliare, le case-famiglia, le case protette, una rete di protezione dal naufragio quando non ce la si fa più da soli in una grande città. È cresciuta, progressivamente, una cultura diversa. Il risultato sono migliaia di anziani che aiutano altri anziani, centinaia di punti in Italia e altrove dove è possibile rimanere a casa propria, sostenuti da una rete intelligente di aiuti, anche quando non si hanno grandi risorse economiche, anche quando si è soli, e la salute peggiora.La Comunità di Sant'Egidio è da anni impegnata nella difesa della dignità umana degli anziani. È un'alleanza, tra giovani e anziani, che valorizza risorse disprezzate e invece importanti nella vecchiaia e dimostra come gli anziani siano un valore aggiunto ed un tesoro per la società e non un peso. L'età in più e non l'età maledetta e gli anni che fanno paura: è una sfida raccolta e vinta da Sant'Egidio anche in altre parti del mondo. In Italia e in Europa per sconfiggere la solitudine che diventa letale quando fa troppo caldo e quando fa troppo freddo: le campagne "Sole sì, Soli no" non sono solo una comunicazione controcorrente con le nostre opinioni pubbliche. Sono il modo fantasioso e concreto di reinventare il quartiere amico e un tessuto di solidarietà e di professionalità nei quartieri delle nostre città post-moderne. E il modo di raggiungere i meno autosufficienti, i più nascosti, i più a rischio. È una sfida che arriva in America Latina, e in Africa, dove la modernità spazza via gli anziani e ne fa le prime vittime di una globalizzazione inevitabile ma non sempre intelligente.Arriva anche in Asia, in Indonesia, dove stempera la disperazione lasciata dallo tsunami con un aiuto concreto e che ricostruisce vita e villaggi, e dove intanto si vince anche un'altra sfida: quella della diffidenza e delle divisioni etniche e religiose: cinesi con giavanesi, originari del Borneo con originari di Timor Est, senza distinzioni di razza o di religione, in una società in cui queste differenze sono spesso causa di contrasti insanabili. Camminando per le strade di questo mondo di immagini si possono vedere gruppi di anziani con un volto latino americano, indio, africano, asiatico, circondati da affetto e considerazione e altri abbandonati a loro stessi in strutture inadeguate e disumanizzanti. Momenti di gioia e serenità alternati a gesti ed espressioni di solitudine e sofferenza. Giorni come tanti: e noi che possiamo fare la differenza.Oggi l'età in più è una grande conquista della nostra società ma, paradossalmente, a volte non si sa cosa farci. L'età più lunga è però una grande chance, una benedizione che è ancora tutta da vivere.. C'è molta vita anche quando si riducono alcune capacità fisiche. Alcune limitazioni quotidiane, in realtà, possono essere un'occasione per riaffermare una civiltà dell'essere sulla civiltà dell'avere, una cultura delle relazioni umane su una cultura della fretta. La stessa dipendenza dagli altri non è una maledizione, ma la riscoperta di una condizione comune a ogni uomo e a ogni donna, e altrettanto vale per quella debolezza che si è tentati di nascondere, ma che fa parte della vita.Una società che è a misura di anziani è una società a misura di tutti. È la convinzione profonda che anima i promotori di questa mostra fotografica e di questa gara a raccontare per immagini gli anziani come raramente vengono raccontati. Senza carte patinate per trasformare la vecchiaia in quello che non è. Ma per riscoprire l'incredibile densità di affetti, di divertimento, di profondità umana, il mondo a tutto tondo di chi è avanti negli anni: con realismo, con intelligenza. Ne emerge un affresco ricco di emozioni, a volte ingenuo come ingenui sono alcuni scatti, ma mai convenzionale. Non è mai convenzionale lavorare per rendere possibile che in tanti si possa dire con ragione: "Viva gli anziani!"Mario Marazziti


RITIRATO DAL COMMERCIO

ultimo aggiornamento 29 Luglio 2019
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