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Nel mare aperto della storia è un libro denso che farà parlare e dibattere. Uscito per i tipi di Laterza in onore dei settant’anni dello storico Andrea Riccardi fondatore della Comunità di Sant’Egidio (a cui sono personalmente legato), il volume è un viaggio sulla e nella storia.
Oltre ogni apparenza, la storia è lo studio delle architetture profonde che ogni civiltà porta dentro di sé. Diviene così un’indagine sulla convivenza che non rappresenta una scelta ideologica ma realista. Storia – da qui il senso del titolo del volume - non come mito dell’eterno ritorno o serie confusa di eventi, ma come orientamento permanente inserito nella vicenda umana, con tutte le possibili incertezze, deviazioni e sorprendenti coincidenze. Soprattutto storia come conoscenza dell’altro. Tutto questo apre una conversazione di cui il libro è solo l’inizio.
Ventidue i contributi: dagli storici Agostino Giovagnoli, Marco Impagliazzo, Adriano Roccucci, Roberto Morozzo della Rozza, Daniela Caglioti, Umberto Gentiloni, Alberto Melloni e Gianni Labella, al geopolitico Lucio Caracciolo, al teologo Massimo Naro, al cardinal Walter Kasper, a Michel Camdessus già direttore generale del FMI a Jean-François Colosimo, intellettuale ortodosso e tanti altri.
Gli autori hanno scelto aspetti approfonditi da Riccardi: un affresco del Novecento e delle sue sfide, dove la vicenda della Chiesa si interseca con laicità, nazionalismo, fascismi, comunismo, socialismo, democrazia e così via. Come scrive Giovagnoli nel saggio di apertura, la vicenda del Riccardi storico è anche un viaggio tra città, come Parigi per la generosa “pretesa” universale della cultura francese che si trasforma in continue interpretazioni complessive con cui leggere il mondo e i fenomeni storici. O come Roma centro di un’altra forma di universalità, anch’essa provvista dell’ambizione mite di parlare a tutti, che diviene sempre più esplicita con il progredire della consapevolezza del valore storico e universale della cattedra romana. Agostino Giovagnoli afferma: “per Riccardi la storia, anche della Chiesa, è un fatto laico” così come lo stesso cristianesimo è una religione storica.
I cinque temi scelti dai curatori del volume sono significativi: universi religiosi in dialogo; guerra violenza e pace nel Novecento; la chiesa nella storia; Roma l’Europa e il mondo; umanesimo spirituale. Si tratta come di un affresco delle inquietudini di una ricerca mai interrotta con il comune denominatore della convivenza possibile.
Il dialogo tra mondi religiosi nasce dall’esperienza di quanto la religione sia parte della vicenda storica dei popoli, forgiando l’anima delle nazioni anche quando non sembra.
Un’architettura profonda non evanescente ma incarnata in eventi e persone che emerge in vicende umane drammatiche dando adito a cambiamenti improvvisi.
Nel libro c’è spazio per il dialogo interreligioso e lo spirito di Assisi voluto da Giovanni Paolo II, illustrati da Marco Impagliazzo. Si tratta si una delle intuizioni maggiori di Riccardi sull’imprescindibile ruolo delle religioni per la pace in tempo di guerra fredda e poi di terrorismo, mentre le stesse venivano usate come benzina sul fuoco dei conflitti. Nel dialogo si crea una sinergia vitale tra visione storica e azione concreta: quell’originale mix di storia e passione civile da cui trarre vere e proprie lezioni politico-diplomatiche.
Lo stesso si può dire della relazione con gli ebrei e l’assunzione della Shoah vista come una profonda ferita che entra a far parte della coscienza d’Europa e della sua identità. Anche in questo caso storia ed esigenze del presente si intrecciano in una lezione attualissima per le responsabilità europee del presente. Va ricordato che Riccardi è uno dei pochissimi italiani a essere insignito del prestigioso premio europeo Carlo Magno.
L’anelito all’unità cristiana che prefigura quella del genere umano, così come lo studio delle relazioni ecumeniche è un altro capitolo fondamentale di questa parte del volume, con un forte riferimento alla figura del patriarca ecumenico Athenagoras e alla sua relazione con Paolo VI, forse uno dei momenti di maggior vicinanza tra le due Chiese nello spirito dei due polmoni con cui deve respirare la chiesa nella storia.
Nella parte dedicata a pace e guerra vengono rievocati gli studi di Riccardi sull’occupazione nazista di Roma con la vicenda dell’ospitalità data da alcune istituzioni ecclesiastiche ad ebrei e dissidenti, fatto che rappresentò una scelta particolarmente significativa e modificò nel profondo le relazioni con gli ebrei.
Una parte importante di questo percorso intellettuale attraversa la frontiera di civiltà rappresentata dal Mediterraneo e dalle sue città. Il costruirsi di convivenze ibride e non per questo meno dinamiche, assieme al dramma della loro fine in tanti luoghi, include la parabola delle minoranze cristiane d’Oriente e gli sforzi di coabitazione con l’islam, con tutte le difficoltà e le ricchezze che ciò ha prodotto e produce nei due lati del mare. Dal Medio Oriente al nord Africa ai Balcani, Gerusalemme, Istanbul, Aleppo e gli armeni, il Tur Abdin dei siriaci, la Mardin dei curdi e dei caldei, fino ad Algeri e Orano della fusione tra cultura francese e arabo-islamica (alla luce di grandi testimoni storici di quegli eventi come il card. Duval o i monaci di Tibihirine), fino a Sarajevo o Prishtina: tanti i luoghi contrastati di convivenza e di incontri, luci -talvolta splendenti altre volte drammaticamente oscurate dal conflitto- di cui i vari saggi danno testimonianza.
Al cuore di questo viaggio fra mondi resta sempre aperta la domanda sul come si fa ad attraversare civiltà senza celarsi mai del tutto dietro le frontiere.
Nelle ricerche di Andrea Riccardi tra umanesimo laico, universalismo cristiano, islam globale e tanti altri preziosi frammenti di civiltà antiche e recenti, si ritrovano sempre i fili dell’indagine sull’umano: quello spirito comune che penetra ogni popolo, lo avvicina agli altri, rendendolo simile pur nella sua grande diversità per l’anelito a vivere insieme “distinti ma non distanti” che è l’ambizione realista di ciascuno.
L’ultima parte del libro sull’umanesimo spirituale è quasi un tentativo di una sintesi, alla ricerca delle tracce di quell’ “umano irriducibile” che rinasce sempre anche nei momenti più bui, sempre invocato con semplicità dagli uomini e dalle donne apparentemente periferici ma in realtà veri protagonisti del fluire della storia.