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In un mondo dominato da una comunicazione rapida e incalzante, hanno ancora senso la preghiera e la lettura della parola di Dio? È l’interrogativo che sta alla base del nuovo libro di Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio. Il volume si intitola La preghiera, la parola, il volto (San Paolo) e racchiude un vero e proprio percorso alla scoperta della meditazione e del silenzio nel mondo globale, in cui l’uomo è perennemente connesso ma molto spesso sordo all’ascolto dell’altro.

Quello che apparentemente può, infatti, sembrare un tema anacronistico viene invece sviluppato da Riccardi con la consapevolezza dello scenario attuale in cui il credente, ma anche il non credente, è chiamato quotidianamente a confrontarsi con le grandi domande sul senso dell’esistenza umana.

Tutto parte da un incontro molto semplice, ma assai determinante. “In una casa di riposo, – scrive Riccardi – una donna anziana, malata in modo grave, un giorno mi ha detto con espressione sconsolata: ‘Io non so pregare. So solo tre preghiere… ma ho bisogno di pregare e di essere aiutata da Dio’. Sono rimasto colpito dalla spontaneità dolorosa di quelle parole. Mi è tornata alla mente la richiesta dei discepoli a Gesù: ‘Signore, insegnaci a pregare’. C’è una grande domanda tra gli uomini e le donne del nostro tempo: trovare le parole e la maniera di pregare. Eppure nella vita, la gente prova fatica a pregare e si sente spesso come di fronte a un grande silenzio”.

Continua a leggere la recensione di Francesco Antonio Grana (Il Fatto Quotidiano)